Interessante notizia annunciata ieri dal Primo Cittadino di Dorgali sull'emittente televisiva Videolina e oggi su quotidiani locali: ci sono degli imprenditori interessati e pronti ad investire 60 milioni di euro nel porto di Cala Gonone.
La domanda pertinente a questo punto non riguarda il progetto presentato a grandi linee che quasi certamente non rispecchierà quello preliminare che sarà presentato in un futuro bando di gara, ma riguarda piuttosto la fattibilità dell’azione imprenditoriale che riuscirà a compiere il Comune di Dorgali, riusciremo a non farci prendere la mano e a gestire la situazione?
Questa domanda non può trovare oggi una risposta certa tra i numerosi commenti che invadono le bacheche dei social network e le piazze del paese. I pareri, di pancia o di testa, variano dalla maestosità sproporzionata del progetto proposto al timore di un pessimo impatto paesaggistico che stonerà con il nostro territorio. Tali considerazioni, comunque la si pensi, sono espressione dell’interesse del cittadino e quindi non si dovrebbero sottovalutare.
Ciò che è certo oggi è che il Comune di Dorgali sfrutta un metodo previsto dalla legge per pensare e costruire un nuovo porto a Cala Gonone partendo da una proposta di privati, il project financing. Il PF consiste nel finanziamento di un progetto in grado di generare, nella fase di gestione, flussi di cassa sufficienti a rimborsare il debito contratto per la sua realizzazione e remunerare il capitale di rischio. La definizione dell’operazione, composta da diverse fasi, eventi e documenti (vedi lo schema di seguito, fonte: elaborazione DIPE), è complessa ed è caratterizzata da un importante processo di negoziazione tra gli interessi di tutti i soggetti coinvolti (azionisti, banche, controparti commerciali, PA), avente una durata variabile e volto alla ripartizione dei rischi dell’iniziativa tra i vari partecipanti.
Con questo strumento (Articolo 153 Finanza di Progetto) l’Amministrazione dovrebbe avere la possibilità di realizzare un’iniziativa di interesse per la collettività, limitandone l’impatto sul bilancio pubblico e senza assumere il rischio di costruzione, finanziario e di mercato, che dovrebbero essere posti a carico dei privati; inoltre dovrebbe avere l’opportunità di perseguire una più elevata qualità della progettazione, tempi ridotti di realizzazione e maggiore efficienza gestionale dato che questa fase costituisce elemento di primaria importanza, in quanto soltanto una gestione produttiva e qualitativamente elevata consente di generare flussi di cassa necessari a soddisfare banche, azionisti e parte pubblica.
Dunque ciò che è certo oggi sono i vantaggi offerti dal PF che fanno parecchio gola alla PA ma forse si dovrebbe pensare anche ad alternative meno gigantesche e più a misura d’uomo, come cantano i CCCP “è una questione di qualità o una formalità”. Tutto sta nel capire qual è la soluzione migliore per il territorio e per chi lo abita: ben vengano gli investimenti e i grandi progetti oppure è il caso di rinunciare all’ampliamento e semplicemente procedere con la riqualificazione del porticciolo esistente sempre con lo sguardo rivolto all’innovazione e alla salvaguardia dell’ecosistema?


