Sono a rischio i fondi comunitari per la pesca e l'acquacoltura. Lo sostengono il responsabile regionale di Coldiretti Impresa Pesca Mauro Manca e il presidente di Uecoop Sardegna Vittorio Cadau.
“Lo è – spiega Mauro Manca – a causa della precarietà e mancanza di coordinamento nella struttura regionale che governa la pesca e l'acquacoltura. Cosi com'è organizzata non è attrezzata per accettare la sfida della programmazione del Fondo Europeo della Attività Marittime e della Pesca 2014/2020”.
La stessa Ue da tempo ha modificato la sua visione, passando dal FEP, Fondo Europeo della Pesca, al FEAMP, Fondo Europeo delle Attività Marittime e della Pesca, ben comprendendo che senza una visione organica della materia non è possibile raggiungere risultati.
“E' la direzione che deve seguire la struttura regionale – spiega il presidente di Uecoop Sardegna –. Gli errori del passato devono servire da monito: la nostra regione è la cenerentola nella spendita dei fondi comunitari; non è in grado di individuare ed affrontare le molteplici problematiche ma soprattutto di cogliere l’ennesimo “treno di opportunità” che l’Europa ha strutturato per il periodo 2014/2020, con il rischio di lasciare alla regioni virtuose le risorse che noi rimanderemo indietro”.
Oggi la disorganizzazione e la burocrazia la fanno da padrone, sono da ostacolo e non consentono di far decollare neppure le idee e i progetti concreti. “Da tempo – ricorda Mauro Manca - Coldiretti Impresa Pesca ne ha presentato uno di filiera per l’acquacoltura sarda che purtroppo – denuncia – è strozzato in partenza dalla difficoltà di “convocare” il tavolo dei referenti che riguarda almeno quattro Assessorati (Agricoltura, Demanio, Ambiente, Programmazione) e tre Agenzie regionali”.
La proposta che arriva da Coldiretti Impresa Pesca e da Uecoop è di avere una dotazione organica adeguata: “una Direzione Generale della pesca e delle politiche marittime, che “governi” in modo organico tutte le attività che ruotano intorno al mare (pesca e acquacoltura, demanio marittimo, trasporti marittimi, attività turistiche, tutela ambientale ed altro)”
“Serve un immediato cambio di rotta – concludono Manca e Cadau -, occorre semplificare le procedure e mettersi al passo con le direttive comunitarie, dando anche alla Sardegna la possibilità di riappropriarsi del suo mare, e riportare il comparto delle produzioni ittiche ad assumere la dignità che merita”.